Perché gli studenti contestano il capitalismo?
Una volta qualcuno l’avrebbe chiamata coscienza di classe, oggi si direbbe “consapevolezza” di classe.
Proprio così, c’è una parte degli studenti e studentesse che è consapevole di quali e quante contraddizioni produca il nostro sistema economico: ambientali, educative, sociali e reddituali.
La contestazione alla Sapienza mette al centro della discussione politica due parole: fascismo e capitalismo. Un connubio che storicamente dal dopoguerra ad oggi ha permesso di piegare democrazie e introdurre forzatamente lo “sviluppo economico” favorendo la ricchezza di pochi alle spalle di tanti.
Certamente contestano il modo di fare di una certa politica, che non ammette il dialogo né la contestazione, ma criticano quel sistema economico e sociale partendo dalle università, dal come l’attuale modello di istruzione ed educativo “produca” lavoratori, anche qualche volta in modo novecentesco, “retrò”. Un esempio: chi studia nell’università pubblica, non avrà le stesse opportunità lavorative di chi studia alla Luiss, senza nulla togliere agli studenti di tale università. Un dibattito attualissimo sulla meritocrazia. Senza dimenticare il problema del gap salariale tra uomini e donne e il tetto di vetro all’interno della nostra società. Possiamo biasimare i ragazzi che oggi affermano la disuaglianza sostanziale che stanno vivendo?
La discussione sull’esistenza o meno di un “capitalismo buono” oggi ha più senso di esistere di prima, poiché siamo più consapevoli che la sfida ambientale è l’attualità del modo di vivere, riuscendo a capire che non è solo il processo produttivo che va cambiato, ma serve anche l’abbattimento dei consumi inquinanti. Un approccio drastico che coinvolge la sfera sociale e le scelte personali sullo stile di vita.
Ridurre tutto questo ad un semplice “Quattro deficienti, andassero a studiare” è la risposta di molti davanti alle contestazioni, che risulta insufficiente e degradante, di fronte a un dibattito che dal punto di vista accademico si affronta da decenni. Proprio perché gli studenti studiano, oggi sono in grado di capire e contestare un modello che ogni giorno che passa mette in luce le sue contraddizioni.
Allora su questo il mondo politico italiano dovrebbe essere in grado di fare un esercizio di ascolto, che non sta accadendo perché si riduce tutto ad una discussione, quasi da tifo calcistico, sul fascismo e chi siano i veri fascisti, se i ragazzi che contestano o chi pretende di dire la sua senza diritto di replica. Sicuramente ad un intera classe dirigente fa comodo più questo che fare un esame di coscienza, perché sanno perfettamente che verrebbero bocciati dal professore, quel docente che si chiama storia.