Decreto sicurezza bis: uno strumento del potere contro i più deboli
Sul decreto sicurezza bis c’è un dato giuridico e un dato politico. Il primo è rappresentato dall’ombra di incostituzionalità del decreto, come osservato da quasi tutti gli esperti di diritto costituzionale, poiché il decreto violerebbe, soprattutto nei primi due articoli, le norme della Costituzione che parlano espressamente di solidarietà e di adeguamento alle leggi internazionali per quanto concerne lo status dei cittadini stranieri, leggi che a sua volta il dl sicurezza bis sembra ignorare.
Il dato politico riguarda invece – secondo noi e tante altre organizzazioni civiche e militanti – le ragioni che stanno dietro al disegno del governo, la gravissima guerra intrapresa contro la solidarietà, contro le classi popolari organizzate e le loro rivendicazioni, per inasprire l’odio tra poveri e costruire ampi poteri di polizia a guardia delle politiche neoliberiste dell’esecutivo giallo-verde e dei suoi predecessori. Il decreto targato Lega e appoggiato acriticamente dal M5S, inasprisce infatti le pene nell’ambito della libera manifestazione del dissenso; qualsiasi comitato cittadino in difesa della salute o della terra, qualsiasi unione di lavoratori in lotta, qualsiasi gruppo di inquilini che rivendicano il diritto alla casa, da oggi rischieranno pene sproporzionate per quasi ogni gesto dettato da legittima e degna rabbia, anche solo verbale o di resistenza pacifica. Prendiamo ad esempio i pastori sardi, dopo essere stati traditi dal governo sull’oggetto della propria rivendicazione (il prezzo del latte), oggi rischierebbero condanne fino a 5 anni di carcere per effetto del decreto Salvini, in virtù dei metodi di lotta portati avanti.
Tutto ciò si accompagna naturalmente con la definitiva criminalizzazione dei salvataggi di migranti in mare. La battaglia del ministro dell’interno è sicuramente rivolta in primo luogo a smantellare l’azione delle tanto odiate ong, le quali, ricordiamo, svolgono le attività di “search and rescue” che normalmente dovrebbero fare i governi europei, i quali hanno definitivamente abdicato al loro ruolo di gestione della frontiera mediterranea. Ma gli effetti del decreto – arresto del capitano, sequestro della nave e multe fino a un milione di euro – colpiranno anche le altre imbarcazioni che inevitabilmente si troveranno a dover rispettare l’obbligo di salvataggio e consegna dei naufraghi nel più vicino porto sicuro, come stabilito dal diritto del mare e dall’umana decenza. Questo significa ad esempio che i pescatori della Sicilia, non solo dovranno continuare a convivere con la paura di essere aggrediti o sequestrati da bande di miliziani libici foraggiate dallo stesso governo italiano, ma da oggi potrebbero rischiare l’arresto tornando a casa dopo aver salvato anche solo un naufrago proveniente dall’altra sponda del mare!
In conclusione, le due parti del decreto (immigrazione e ordine pubblico) sembrano scritte appositamente pensando a due nemici specifici del vicepremier: da una parte la vicenda di Carola Rakete e dall’altra la lunga lotta Notav, che rappresenta l’altro grande tema scottante del dibattito estivo. Questo già ci pone davanti a una legge emanata in modo personalistico, elaborata pensando alla carriera privata di un uomo politico vittima della sua stessa mitomania, più che al bene futuro del Paese. Ciò è reso ancor più grave dal fatto che le vittime di questa bieca mossa politica saremo tutti e tutte noi, che dovremo fare i conti con una legge antipopolare e antidemocratica, irrispettosa della nostra Carta fondamentale e pericolosa nei confronti di chi lotta ogni giorno contro qualche ingiustizia. Come hanno ben spiegato i parroci Alex Zanotelli e Luigi Ciotti, la disobbedienza a questa legge ingiusta, odiosa e personalistica, sarà il primo e fondamentale passo per il suo smantellamento, in campo sia giuridico che politico.
In foto: i portuali di Genova sono tra le categorie in lotta che oggi verrebbero più colpite dal DL sicurezza bis: hanno impedito alle navi commerciali cariche di armi destinate alla guerra in Yemen di attraccare al porto, dicendosi invece disponibili a violare le disposizioni ed accogliere le navi che portano esseri umani in fuga. Questo mentre continuano a difendere i propri diritti lavorativi ogni giorno, con ogni mezzo.