Senza trivelle, sì vive
Il 17 aprile 2016 l’Italia sarà chiamata a votare per un referendum importantissimo, che riguarda la possibilità di abrogare la norma che estenderebbe le concessioni alle multinazionali degli idrocarburi di trivallare i mari italiani (entro le 12 miglia) fino al totale esaurimento dei giacimenti. Abrogare questa norma significa salvare le nostre coste, difendere l’economia locale basata sulla pesca e sul turismo, nonché mandare un forte segnale per la conversione ecologica del modello energetico italiano, europeo e globale.
Per questo sarà importante andare a votare per il Sì all’abrogazione di tale norma, attraverso l’unico strumento democratico che abbiamo per fermare le trivelle e immaginare un Paese più pulito, sostenibile, libero e all’avanguardia.
Quando si vota?
Il referendum si terrà il 17 aprile. In molti chiedevano di spostare il voto a giugno, accorpando referendum con elezioni amministrative per permettere un risparmio di soldi pubblici (circa 300 milioni di euro). La concomitanza tra amministrative e referendum, presumibilmente, dovrebbe aiutare anche la partecipazione referendaria per un tema così importante, ma il governo e il Presidente della Repubblica hanno deciso di convocare il referendum abrogativo il 17 aprile.
Cosa chiede il quesito?
“Volete che, quando scadranno le concessioni, vengano fermati i giacimenti in attività nelle acque territoriali italiane anche se c’è ancora gas o petrolio?”. Il quesito riguarda dunque la durata delle trivellazioni già in atto entro le 12 miglia dalla costa (22,2 chilometri).
Se vincerà il sì, sarà abrogato l’articolo 6 comma 17 del codice dell’ambiente, dove si prevede che le trivellazioni continuino fino a quando il giacimento lo consente. La vittoria del sì bloccherà tutte le concessioni per estrarre il petrolio entro le 12 miglia dalla costa italiana, quando scadranno i contratti. Tra gli altri saranno interessati dalla misura: il giacimento Guendalina (Eni) nell’Adriatico, il giacimento Gospo (Edison) sempre nell’Adriatico, il giacimento Vega (Edison) davanti a Ragusa, nonché i giacimenti Shell nello Ionio.
Esistono altre questioni in sospeso?
Altri due quesiti, riguardanti il “piano delle aree” (ossia lo strumento di pianificazione delle trivellazioni che prevede il coinvolgimento delle regioni, abolito dal governo con un emendamento alla legge di stabilità) e la durata dei titoli per lo sfruttamento degli idrocarburi sulla terraferma, saranno valutati dalla Corte Costituzionale a seguito del ricorso di sei regioni italiane (Basilicata, Sardegna, Veneto, Liguria, Puglia e Campania).