Alluvioni a Valencia tra cause, solidarietà e indignazione. La nostra intervista al movimento Per l’Horta
Per l’Horta è uno dei corpi collettivi che da molti anni si battono per la salvaguardia delle aree verdi, del paesaggio, del patrimonio agricolo, idrico e culturale dell’Horta Sud di Valencia: comarca storica dell’area metropolitana valenciana, attraversata da un importante corridoio verde a vocazione agricola. Officine Civiche ha avuto modo in questi anni di conoscere e collaborare con alcune delle organizzazioni popolari valenciane che in queste settimane, a seguito delle violentissime alluvioni provocate dal fenomeno della DANA (Depresión Aislada en Niveles Altos, “depressione isolata ad alta quota”), stanno di fatto organizzando le popolazioni nel mutuo aiuto e nelle mobilitazioni come quella del 9 novembre scorso, contro l’immobilismo e le colpe di una politica ultra-sviluppista, centralista e spesso negazionista dei cambiamenti climatici.
In questi giorni, le informazioni arrivate in Italia sul dopo-alluvione a Valencia, sono state viziate dal duplice filtro del dibattito politico nostrano: da una parte la retorica degli “angeli del fango”, della brava popolazione laboriosa, che tende a sottovalutare il dolore delle persone e sollevare politica e modello di sviluppo dalle proprie responsabilità; dall’altra parte la percezione delle proteste guidate da forze regressive di estrema destra: una visione fallata e ingigantita dal contributo di “influencer” progressisti male informati, confusi e spaventati dalla rabbia popolare.
Abbiamo contattato le compagne e i compagni di per l’Horta, per un’intervista che può contribuire a fare chiarezza su alcuni degli aspetti centrali per chi vive, lavora e lotta da anni su quel territorio. Dal consumo di suolo incontrollato, questione centrale per via del’impermeabilizzazione che è causa dei disastri dopo ogni alluvione, fino alla necessità di organizzazione e mobilitazione popolare, passando per gli effetti dell’inquinamento che si riversa sui suoli agricoli portato direttamente dal flusso delle acque.
Abbiamo seguito con ansia e dolore la catastrofe che la DANA sta provocando nell’area metropolitana di Valencia. Lo abbiamo sperimentato anche in Italia, soprattutto con le alluvioni che hanno colpito alcune nostre regioni: quando ai fattori che alterano il clima globale si incontrano decenni di abuso di suolo e dissesto idrogeologico, il pianeta e la natura reagiscono. Quali fattori ritenete abbiano portato a questi drammatici eventi?
Il fenomeno di precipitazioni causato dalla DANA che si è abbattuto sulla provincia di Valencia, con una serie di temporali di grande estensione e potenza, ha polverizzato tutte le statistiche esistenti nei documenti storici. Sebbene questo episodio presenti molte somiglianze con le grandi alluvioni del 1957 (La riuà) e del 1982 (La pantanà de Tous), per quanto riguarda il periodo dell’anno e il comportamento dei bacini fluviali, le precipitazioni accumulate alla testa del bacino in questa occasione non sono tipici del clima mediterraneo. Evidentemente il riscaldamento del Mar Mediterraneo e il prolungamento del periodo “estivo”, insieme all’ingresso di aria fredda da nord, stanno portando ad episodi atmosferici sempre più intensi.
In relazione all’origine delle alluvioni, quanto è importante l’impatto dell’attuale sistema economico-produttivo nel vostro territorio?
L’area dell’Horta Sud è quella che, negli ultimi decenni, ha conosciuto la maggiore crescita delle superfici urbane e industriali. Queste, per la maggior parte, sono state edificate in aree soggette a inondazioni (dove il prezzo dei terreni è più economico), soprattutto durante la bolla immobiliare. Il modello economico basato sul mattone ha portato a una superficie sempre maggiore sigillata da cemento e asfalto, impedendo al nostro suolo di assorbire l’acqua proveniente dalle precipitazioni, aumentando il deflusso e quindi la portata dell’acqua rendendoci più vulnerabili agli effetti dei cambiamenti climatici, non solo in relazione alle precipitazioni, ma anche ad altri come l’aumento delle temperature medie registrato durante tutto l’anno.
Conosciamo la Horta valenciana e l’equilibrio precario in cui si trovano spazi naturali simili nelle periferie delle nostre grandi città. Che tipo di effetti ha avuto DANA nella zona dell’Horta?
L’alluvione provocata dalla DANA il 29 ottobre ha avuto (e avrà) gravi conseguenze per l’Horta Sud di Valencia. In primo luogo, abbiamo constatato che il passaggio dell’alluvione ha portato all’erosione di molti chilometri di terreno lungo il percorso dei tre bacini interessati (Riu Magre, Barranc del Poio o de Torrent e Riu Túria). Strettamente connesso a questo, molte aziende agricole sono state completamente distrutte o gravemente danneggiate dalla violenza delle precipitazioni nella zona dell’alto bacino, oltre ad aver allagato una grande quantità di terreni agricoli nella zona dell’Horta Sud.
Non entriamo nel dramma delle vite umane perse a causa della cattiva gestione dell’emergenza, ma vogliamo accennare ad un tema che nessuno ha ancora voluto sollevare: la quantità di rifiuti tossici riversati sulle nostre terre. L’accumulo di veicoli (e dei relativi oli, benzina e grassi) si è riversato nei nostri spazi orticoli, sia a causa dell’alluvione, sia perché sono aree di accumulo abilitate dall’amministrazione; inoltre questi rifiuti sono arrivati fino all’Albufera (area lagunare protetta di 21 ettari, n.d.t.) insieme ai residui urbani e ai rifiuti delle città. Tutto ciò ci parla della catastrofe ambientale che dovremo affrontare nei prossimi decenni e della riattivazione di piani di costruzione di elementi come dighe o nuovi canali di collegamento fluviale, che minacciano gravemente il fragile equilibrio ecosistemico con cui il nostro Paese sopravvive.
Valencia ha risposto alla catastrofe con una grande dimostrazione di solidarietà. Abbiamo visto attiviste/i, vicine/i di casa e migranti diventare protagonisti di imponenti reti di mutuo soccorso. In Italia abbiamo sperimentato movimenti simili in risposta a tragedie come terremoti e alluvioni, che hanno fatto emergere la necessità di riattivare l’autorganizzazione nei nostri quartieri. Secondo voi, questa ondata di solidarietà avrà un effetto sulla società organizzata valenciana?
Nella società valenciana ci sembra evidente che il risultato sarà un rafforzamento dei legami comunitari. C’è una collaborazione spontanea che sta coinvolgendo tante e tanti giovani che si stanno organizzando per andare in aiuto delle popolazioni, approfittando del fatto che università e istituti sono stati chiusi per molti giorni. D’altro canto, le reti di mutualismo sono state mobilitate e vengono rafforzate. Per l’Horta ha collaborato fin dall’inizio insieme ad altre organizzazioni agricole (CERAI, Justicia Alimentaria, CCPV-COAG, Mundubat, Fundació Assut) nella pulizia degli impianti del settore agricolo. Abbiamo anche lanciato una campagna di raccolta fondi per sostenere il settore agricolo affinché possa riprendersi (Campagna “coltiviamo la solidarietà”).
Questo è solo un esempio, ma ce ne sono altri simili nel settore della cultura (sostegno a biblioteche, librerie, case editrici) o nell’istruzione (sostegno alle scuole devastate dall’alluvione), ai piccoli imprenditori, ecc.
Un effetto perverso è che alcuni settori dell’estrema destra utilizzano lo slogan “solo il popolo salva il popolo” come argomento contro lo Stato, sottolineandone l’inefficacia e usandolo come argomento per giustificare il mancato pagamento delle tasse e la riduzione dei servizi.
Per quanto riguarda le proteste contro le visite della famiglia reale, del primo ministro Pedro Sánchez e del presidente della Generalitat Carlos Mazon, è difficile non empatizzare con la rabbia di una popolazione così colpita, soprattutto dopo che i valenciani hanno denunciato per decenni i disinvestimenti da parte delle autorità di Madrid. I media hanno parlato anche della presenza di gruppi di estrema destra e neonazisti, presenti sia negli atti di solidarietà che nelle manifestazioni di protesta. Quanto pesa davvero questa presenza? C’è il rischio che la DANA abbia tra i suoi effetti collaterali anche la visibilizzazione di questi gruppi? Quali sono le origini della rabbia popolare più autentica di vicini e volontari?
I gruppi di estrema destra utilizzano molto bene i social network per rendersi visibili e dare l’impressione di avere una presenza molto maggiore di quella reale. Infatti, stanno cogliendo l’occasione per scontrarsi con organizzazioni come la Croce Rossa, sottolineando che non sarebbero presenti nelle zone colpite (falso) poiché si dedicherebbero solo al sostegno ai migranti. Effettivamente l’estrema destra sta approfittando della DANA per darsi visibilità.
Va tuttavia segnalato che sabato 9 novembre si è svolta a Valencia una grande manifestazione (da 130.000 a 200.000 persone) convocata da una quarantina di organizzazioni sociali (sindacati e associazioni come Per l’Horta e altre molto piccole) per chiedere le dimissioni del presidente della Generalitat Valenciana Carlos Mazón (del Partito popolare, centrodestra, n.d.t.). Questa manifestazione, dove la presenza dei volontari delle città è stata molto visibile, potrebbe essere la prima di numerose mobilitazioni per reclamare prese di responsabilità.
L’origine della rabbia è duplice. Da un lato, il fatto indiscutibile che non vi è stato alcun allarme del pericolo di inondazione: nella maggior parte delle città le lezioni non sono state sospese o le attività produttive non sono state chiuse, il che ha causato la stragrande maggioranza degli oltre 200 morti. Di conseguenza, si ha la sensazione che le autorità abbiano agito tardi e “si muovano lentamente” nonostante la gravità della situazione e siano più preoccupate di “sollevarsi dalle colpe” che di aiutare efficacemente. È qui che l’estrema destra fa il suo discorso “sono tutti uguali” e cerca di presentarsi come alternativa.