L’ombra del Cile
Da un po’ di tempo in Cile c’è un malessere sociale. Sebbene non fosse possibile prevedere che l’aumento della tariffa della metro potesse scatenare una protesta generale, su scala nazionale e manifestazioni di ogni tipo, dalle mobilitazioni massive pacifiche ai saccheggi e i vandalismi, è comprensibile perché tante persone siano uscite a manifestare.
La differenza tra le classi sociali è chiara, netta, vedi le differenze nelle case, nelle macchine e nelle scuole. Il “classismo alla cilena”, come dicono alcuni, negli ultimi anni si è attenuato grazie alla crescita economica del paese, alcune riforme sociali messe in atto e delle forme di assistenzialismo, che però si focalizzano sulle fasce più povere.
L’angoscia e la frustrazione sono una costante nella classe media-bassa di cui fanno parte milioni di cileni, che vivono nella precarietà e nel timore di non arrivare a fine mese. Non è raro che si ricorra all’uso di credito bancario per poter pagare le spese, perché anche se il paese è cresciuto negli ultimi 20 anni, generando il mito della Svizzera di Latinoamerica, la maggior parte della popolazione subisce il rincaro dei prezzi, ma non vede aumenti significativi dei propri redditi.
Così le manifestazioni massive di dissenso si sono presto convertite in assalti alla metro e agli autobus, senza dimenticare i saccheggi ai grandi negozi e supermercati. Il governo ha risposto con l’uso della forza e ha dichiarato lo stato di emergenza e il coprifuoco notturno. Questo ha dimostrato che il paese ha un problema strutturale: si chiama disuguaglianza.
Vediamo alcuni punti che fanno riflettere sulla questione: 1. Un quinto della popolazione percepisce un reddito pro-capite di circa 140 dollari al mese.2. Metà della popolazione percepisce un reddito all’incirca di 550 dollari al mese.3. Due terzi della società cilena pensa che sia ingiusto che chi ha di più possa permettersi un’istruzione ed una sanità migliore. 4. L’elaborato sistema di evasione fiscale delle società e dei gruppi più ricchi ha un costo di circa 1,5 miliardi di dollari annui per lo Stato.
Mentre il paese era in shock per la distruzione delle linee della metropolitana della capitale, il presidente si presentava in pubblico a mangiare una pizza in uno dei municipi più ricchi della capitale. Giorni prima il ministro dell’economia aveva dichiarato: “Se vogliono pagare di meno, si sveglino presto la mattina”, riferendosi all’aumento delle tariffe nelle ore più intense della giornata. Tutto questo, sommato alle pensioni sociali minime, alle alte commissioni sulla gestione privata del sistema pensionistico, ad una serie di scandali di collusione e corruzione a svariati livelli, ed una continua negligenza ed incapacità di ascoltare la voce del popolo, ha fatto sì che la questione delle tariffe della metro fosse la goccia che fa traboccare il vaso. Domenica il presidente Sebastian Piñera ha dichiarato che il Cile è in guerra contro un nemico potente ed implacabile, ed ogni mezzo è necessario per la difesa. Idea che nel giro di pochi giorni è cambiata, anche per il dissenso del generale Javier Iturraga a capo delle operazioni dell’esercito, tanto da chiedere perdono alla nazione per la propria miopia politica e presentando un’agenda sociale che dovrà essere discussa dal congresso. Tra i punti presentati vi sono il taglio ai parlamentari o la riduzione del loro stipendio, il quale è tra i più alti del mondo, con una mensilità di 25.000 dollari al mese.
Nel frattempo, il popolo sembra aver perso la paura per la repressione militare, già vista nel ’73 con la dittatura di Augusto Pinochet, resistendo a grido di “El pueblo unido jamas serà vencido”, intonando canzoni di Victor Jara e il canto Bella Ciao. Si contano durante il coprifuoco più di 1300 arresti, più di 15 morti e non mancano le denunce per violazioni dei diritti umani e violenze sulle donne nelle carceri. Inoltre, l’esercito perpetra un’azione metodica di violenza e di terrorismo, sparando di notte per creare confusione, compiendo atti di negligenza volontaria affinché si verifichino saccheggi notturni, e portando avanti forme di abusi di potere, dalle percosse a veri e propri sequesti in auto civili.
Il Cile è si in guerra, ma contro la disuguaglianza e contro l’iniquità di trattamento da parte di una classe politica sconnessa dalla realtà del popolo, che è il vero protagonista dei sacrifici del paese. Questa guerra si può vincere solo attraverso la politica e non con altri mezzi.
in foto: le proteste dei cileni in Italia sotto l’ambasciata