Reverberi resiste
La variante urbanistica di cui si parla tanto dalla scorsa estate a Ciampino è detta “Programma Integrato di intervento localizzato in Via Reverberi”, che in parole povere significa che il Piano regolatore si cambia a pezzetti, di volta in volta, a seconda delle singole richieste di influenti costruttori privati che da anni in questa città fanno affari d’oro con l’aiuto di chi governa. A rimetterci è l’ambiente in generale, gli spazi verdi (Ciampino è ben al di sotto della percentuale di verde pubblico per abitante prevista dalla legge), i servizi, il traffico urbano, il tessuto sociale, la vivibilità. In poche parole, ci rimettiamo tutti noi cittadini.
Ma quel nome complicato contiene anche un’altra storia, quella che da il nome alla strada intorno alla quale dovrebbero sorgere quelle palazzine che fanno tanto scalpore. La strada infatti si chiama via Emilio Reverberi, dedicata cioè a un partigiano e sindacalista che, insieme ad altri 4 compagni, perse la vita in quello che dalla storia è ricordato come massacro di Reggio Emilia. Ma andiamo con ordine…
Facciamo un passo indietro e torniamo alla delibera ciampinese. Alcuni movimenti e associazioni, tra cui noi di Officine Civiche, avevano sottoposto all’Amministrazione una serie di osservazioni tecniche, contro-dedotte in Commissione Tecnica Urbanistica e ancora in attesa di essere discusse e votate in Consiglio comunale. Per quanto riguarda il valore tecnico degli argomenti delle controdeduzioni, rimandiamo direttamente ad un articolo sul sito web di Officine Civiche che spiega perché si tratta sostanzialmente di controdeduzioni “carenti e contraddittorie” (cliccare qui).
Proprio domani, tuttavia, il Consiglio comunale tornerà a discutere e votare in merito a via Reverberi. Non certo per quanto riguarda le nostre osservazioni e quelle di Città in Comune (il ritardo di approdo in Aula ci fa pensare malignamente di aver inquadrato il problema), ma il Consiglio discuterà una mozione di revoca del Piano, occasione nella quale i consiglieri dovranno prendere una decisione questa volta chiara e inequivocabile. Noi chiediamo la revoca da tempo e continueremo a spingere in questa direzione per il bene della città e per le conseguenze che il piano comporterebbe.
Ma in questa complessa situazione, interviene anche il destino a far incrociare date e nomi in maniera quasi burlesca, se non fossero legati ad eventi tragici.
La strada in questione, dicevamo, è intitolata a Emilio Reverberi. Ancora giovanissimo Reverberi aveva combattuto i nazi-fascisti da partigiano, in montagna, con la 144a Brigata Garibaldi. Non riuscirono ad ucciderlo i nazisti, ci riuscì l’Italia democratica. Nel 1960, da operaio e sindacalista, partecipa a una delle massicce proteste che scuotono diverse città italiane contro l’accordo parlamentare tra la DC e i neofascisti del MSI per la formazione del governo Tambroni. A Reggio Emilia la protesta si scalda e il governo ordina il pugno di ferro. Il 7 luglio la polizia spara uccidendo 5 uomini, tutti iscritti al PCI. Emilio Reverberi aveva 39 anni. Oltre a lui perdono la vita Marino Serri (41 anni), Afro Tondelli (36 anni), Lauro Farioli (22 anni) e Ovidio Franchi (19 anni).
Quasi esattamente cinquantasei anni dopo, il Consiglio comunale di Ciampino si appresta a votare (per puro caso) sul nome di uno dei martiri di cui oggi cade la ricorrenza.
Questa strada ha un nome che evoca lotte d’altri tempi, che fanno parte del dna democratico e antifascista del paese, ma sono anche e sopratutto tracce genetiche di una cittadinanza che non si arrende davanti alle prepotenze grandi e piccole. Storie di un’Italia partigiana, nel più profondo senso lessicale, che dopo aver combattuto l’invasore straniero è pronta a lottare contro i poteri forti locali. E che perde la vita, perché quella vita l’ha impiegata a lottare, prima contro l’invasore nazista, poi contro chi nel nome della democrazia ordinava la repressione.
E oggi? Oggi le battaglie per la difesa delle dignità del lavoro, dell’ambiente, della legalità, della parità di genere, tra le altre, portano tutte il segno di sempre: Da una parte il bene comune, quello che si mette a disposizione di tutti in nome della “Patria inclusiva”, e dall’altra le forze elitarie e conservatrici che fanno gli interessi dei pochi, pur mascherandoli meglio, in un mondo moderno fatto di grandi mezzi d’informazione, piccola politica e troppo malaffare.
Chiedere la revoca del Piano integrato in via Reverberi non significa assumere posizioni conservatrici per tenere immacolato un pezzetto di terra, al contrario, noi vogliamo rivoltare drasticamente l’urbanistica a Ciampino, magari ripensare totalmente un nuovo Piano regolatore nel segno del benessere collettivo della città e non di pochi interessi privati. Aree verdi a norma, edilizia residenziale sostenibile, riqualificazione di immobili vuoti, urbanistica partecipata, riconnessione dei quartieri, rilancio dell’attività agricola. Il diritto alla casa può essere garantito e ampliato davvero solo attraverso un serio piano di sviluppo dell’edilizia esistente, con intelligenza e innovazione, garantendo una prospettiva di consumo di suolo zero. Solo un approccio di questo genere potrà portare benessere, sicurezza sociale, nuovo lavoro. Non è una questione di contrarietà, è una questione di ripensamento del governo del tessuto cittadino da zero.
E allora questa strada, per noi, non poteva avere un nome più azzeccato.
Reverberi resiste. Ancora una volta, per la difesa del diritto dei cittadini a vivere dignitosamente, senza che gli interessi di pochi tengano in ostaggio un’intera città.
Andremo avanti con convinzione. Ogni volta che questi interessi cercheranno di prevalere, ci troverete di traverso.