Cantine trasformate in appartamenti e affittacamere? La proposta regionale peggiora le condizioni abitative
E’ notizia di questi giorni la discussione di un testo unificato di proposta di legge regionale sul recupero di vani e locali seminterrati, come cantine e garage, per renderli abitabili. Come realtà sociale che si occupa di diritto al suolo e di diritti abitativi sul territorio, non possiamo non esprimere forti perplessità in merito a questa iniziativa legislativa. Nei Comuni della nostra provincia, in particolare nei borghi e nelle frazioni dei Castelli romani dove le forze politiche di maggioranza in Regione stanno promuovendo la proposta, si registra da tempo la pratica sistematica da parte dei proprietari di trasformare ed affittare, spesso a nero, seminterrati e cantine a scopo abitativo, il più delle volte a persone delle fasce sociali escluse dal normale mercato della casa, che restano così senza tutele ed estremamente ricattabili dalle proprietà.
Molte persone vivono in seminterrati fatiscenti, insalubri, con scarsi requisiti igienici, assolutamente poco sicuri. Simili situazioni andrebbero affrontate da un punto di vista socio-abitativo, non “liberalizzate” in termini speculativi come pensano di fare evidentemente le forze di governo regionale ad esclusivo beneficio delle proprietà. Il rischio ulteriore, e forse l’obiettivo reale di questo tipo di intervento, potrebbe essere il proliferare di affitti brevi, strutture ricettive extra-alberghiere, piattaforme per il turismo mordi e fuggi, insomma una strada per l’ulteriore trasformazione dei nostri borghi in aree iper-turisticizzate le cui conseguenze si abbatteranno sulla vivibilità e sul definitivo spopolamento da parte dei residenti, già ampiamente in atto in molti dei centri storici della provincia.
Le case ci sono, molte sono vuote da decenni, ma non vanno cercate negli scantinati quanto nell’edilizia residenziale lasciata colpevolmente vuota da grandi proprietà ed enti pubblici. Ci sembra ipocrita il pretesto di legiferare in tal senso per non consumare altro suolo, perché da anni ormai la speculazione edilizia si utilizza simili strumenti di recupero di immobili con diversa destinazione d’uso e di pessima qualità, in grado di generare altra rendita senza nessun beneficio per i centri urbani. Sarebbe più utile mettere a disposizione della collettività il patrimonio abitativo vuoto in tutta la Regione Lazio, lasciando perdere cantine e seminterrati, peraltro in un territorio vulcanico come il nostro che, non ultimo dei problemi, presenta emissioni di gas letali nel sottosuolo come il radon. Restiamo convinti che proprio le fasce popolari più escluse possano rendersi protagoniste di una rinascita reale dei territori, se il settore pubblico saprà cooperare con loro, anche verso forme di offerta e fruizione culturale lenta, consapevole, capace di rigenerare e non disgregare il patrimonio.
illustrazione in copertina: Edoardo Marconi