Favola di Natale: l’operazione “Cantegril”
“Montevideo, metà dicembre 1963. Le vacanze si avvicinano, Natale, Capodanno. Per alcuni saranno giorni di festa, di gioia, di doni, di tavole imbandite. Per altri saranno giorni uguali a tutti i giorni della loro vita, di piatta tristezza, carichi di miseria e fame.
È vero, assai vero, che ciò che conta è che non solo alcuni giorni siano buoni, ma che lo siano tutti i giorni di ogni anno, della vita di tutti, di ogni singolo essere umano.
Questo è ciò che conta ed è per questo che si deve combattere.
Ma allora, questa lotta è così distorta se coloro che vi sono devoti distribuiscono in alcuni di quei giorni di festa la gioia elementare di un po’ di cibo ad alcuni tra i tanti che non ce l’hanno mai?
No, ovviamente no, concludono i dieci o dodici compagni che si fecero questa domanda. Sarebbe distorta se non si perseguisse altro fine che la gratitudine, il conformismo. Ma l’azione cerca di risvegliare le coscienze ed accendere le ribellioni. Avrà un significato politico, un senso di lotta. Tramite un volantino verrà denunciato l’aumento del costo della vita, la mancanza di alloggi e di posti di lavoro. Si segnaleranno le ingiustizie di un regime* che permette a pochi di avere tutto, accumulare enormi fortune, condannando la maggioranza alla povertà, alla miseria e alla fame. Finirà con un appello alla resistenza popolare.
Così approvata, l’azione si pianifica. La distribuzione sarà effettuata in un cantegril (baraccopoli poverissime in Uruguay, n.d.t.). La spesa verrà espropriata dalla ditta Manzanares S.A.
Si studiano due possibilità tattiche per effettuare l’esproprio: prendere d’assalto uno dei camion pieni di generi alimentari o effettuare un regolare ordine dando un indirizzo vicino all’obiettivo. Si opta per quest’ultima.
Diversi compagni percorrono discretamente il cantegril e i suoi dintorni. Esaminano le vie di uscita per disperdersi dopo l’azione, verificano la sorveglianza della polizia, ecc.
Sulla strada che delimita l’area del cantegril – circa 30 metri più avanti – c’è un circolo politico ubicato in un ranch, costruito a tale scopo. È un club dei seguaci di Nardone, vecchia volpe politica, all’epoca in forte espansione.
Fu un attimo, vedere il club ed esserne ispirati…
Con 48 ore di anticipo – gli ordini per quelle date erano abbondanti – viene chiamata telefonicamente una filiale di Manzanares e viene spiegato che il 24 dicembre il Circolo Politico di Nardone, ubicato su tale via, a tale numero civico, effettuerà una distribuzione di generi alimentari nel cantegril della zona. Poi l’ordine viene dettagliato: generi di prima necessità ma anche panettoni, frutta secca, dolcetti, torroni, ecc. Bevande no…
Si raccomanda che la spedizione avvenga alle 9 del mattino al Club dove dalle 8 saranno presenti le “autorità” con relative consorti, per ricevere, pagare e aiutare a scaricare. Quest’ultima cosa si specifica in modo che non vengano mandate molte persone sul camion.
Il 23 dicembre viene annunciata l’interruzione del trasporto urbano locale per il giorno seguente. Ciò complica un po’ il piano poiché viene utilizzato un solo veicolo – una motocicletta -; la ritirata della maggior parte del gruppo dovrebbe avvenire tramite autobus. Quindi, in tutta fretta, si devono trovare gli orari degli autobus regionali.
Il 24 alle 8 del mattino, un paio di compagni davanti al locale chiuso aspettano il camion. Altri 10 sono strategicamente distribuiti nella zona. A quel tempo, in luoghi così solitari e quasi disabitati, un compagno si sentiva sempre una facile preda. La cosa peggiore, a parte ciò che si sente, è accorgersi di aver attirato l’attenzione dei pochi passanti del posto.
Si fanno le 9 del mattino ma il camion non arriva. Alle 10 l’attesa si fa nervosa e piena di incertezze. Finalmente, verso le 11, compare il camion; è un mezzo di circa 6 o 7 tonnellate, totalmente imballato. Solo autista e accompagnatore. Purtroppo non è un camion della ditta con l’insegna “Manzanares S.A.” impressa sulla carrozzeria. È un veicolo a noleggio. Ma sui pacchi sì, compare il nome dell’azienda.
Davanti al Club un compagno sale sulla staffa e dopo una breve spiegazione si incammina verso il cantegril, dove attendono i tre finti “Direttori del Club”. L’autista e il suo collega scendono e vengono portati dai tre “Direttori” in un luogo un po’ distante dal cantegril dove vengono intrattenuti fino ad un orario prestabilito.
Nel frattempo, otto compagni – cinque uomini e tre donne – animano il quartiere con i volantini e la notizia della distribuzione. Il restante compagno si dedica alla rimozione di alcune parti del veicolo per ritardarne la partenza. Non ha ancora terminato il compito, quando le persone già circondano il camion. Quando finisce, è un formicaio: uomini, donne e bambini carichi di pacchi, che corrono per tornare a prenderne altri, addentano, ridono, follemente felici. In verità l’operazione valeva molto, se non altro per la commovente gioia di tanta gente povera.
Una volta svuotato il carico, si consiglia di nascondere tutto molto bene, perché sicuramente la polizia verrà a indagare.
Alle 11:30 non c’è più nessun compagno nella baraccopoli ed è partito anche uno dei tre che intrattenevano l’autista e il suo collega. Lasciati andare questi 20 minuti dopo, gli ultimi due compagni si allontanano in moto.
Il commando giovanile “José Artigas” ha superato con successo la sua prova del fuoco. In seguito passeranno a ingrossare il nucleo del Movimiento de Liberaciòn Nacional – Tupamaros, con il quale erano già a contatto da tempo”.
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Articolo uscito il 24 dicembre 2018 su Mate Amargo.
Traduzione: Lorenzo Natella
* Negli anni ’60 l’Uruguay vide susseguirsi una serie di governi sempre più autoritari, che promulgavano misure antipopolari e minavano le libertà civili, fino alla totale soppressione della democrazia con la dittatura militare dal 1973 al 1985.