Inquinamento a Ciampino: rovesciare un destino a targhe alterne
Traffico veicolare interno, traffico veicolare esterno, il traffico aereo dell’aeroporto G.B Pastine, i roghi di rifiuti tossici smaltiti illegalmente nel campo La Barbuta, le emissioni inquinanti delle caldaie che raggiunge picchi elevati a causa della strabiliante densità abitativa. Questo solo per citare alcune delle cosiddette sorgenti di inquinamento atmosferico che incidono in maniera notevole in un contesto come Ciampino. Appare subito chiaro, dunque, come il provvedimento delle targhe alterne rappresenti poco più di un palliativo simbolico, una buona abitudine, che niente ha a che vedere con gli strumenti realmente efficienti per inibire l’inquinamento atmosferico in città.
Un contesto ambientale come quello di Ciampino avrebbe bisogno anzitutto di dati. Freschi, attendibili e organizzati. Produrre nuova reportistica scientifica e mettere a sistema gli innumerevoli studi già esistenti, con l’obiettivo di tracciare gli effetti delle diverse sorgenti inquinanti, in modo tale da poter studiare in sede amministrativa le migliori soluzioni. Evitando dunque di perdere tempo, denaro e la pazienza dei cittadini sottoposti a sporadiche “domeniche ecologiche” senza continuità e senza effetti.
Lo studio scientifico per la raccolta e la valutazione dei dati ambientali, affidato nelle mani di esperti pagati (questo sì, sarebbe un ottimo uso del denaro pubblico), dovrebbe essere un lavoro imprescindibile che proceda di pari passo al lavoro della politica. Nessun sindaco, nessun assessore, nessun politico a questo mondo, anche il più brillante di tutti, può pretendere di lavorare senza dati. Un’amministrazione che prende decisioni estraendo idee dal cilindro magico, senza aver precedentemente studiato la realtà delle cose, è un’amministrazione che lavora male. Non bastano i dati delle centraline, se non si dispone degli strumenti che traducano quei dati in un quadro complessivo, chiaro e scientificamente valido, sul quale la politica possa muoversi.
Esistono studi – mi scuso in anticipo per il linguaggio approssimativo – che già sono stati in grado di provare il differente contributo delle sorgenti dell’inquinamento con metodi abbastanza puntuali, rendendo più facile il lavoro di un amministratore che voglia intervenire direttamente sui singoli problemi ambientali. La stima del ruolo che rivestono gli aeroporti civili nell’inquinamento atmosferico, ad esempio, è un processo non intuitivo che necessita di traccianti specifici nell’ambito delle polveri sottili, evidenziando ad esempio l’incremento di particelle ultrafini associate proprio ai movimenti aerei. I valori di questo tipo di polveri, secondo molti di questi studi, impennano infatti quando il traffico aereo aumenta o quando i siti di rilevamento sono sottovento rispetto alle piste aeroportuali. Sono particelle pericolosissime per la salute umana, contro le quali il sistema delle targhe alterne è praticamente inutile.
L’aeroporto di Ciampino, lo sappiamo, supera abbondantemente tutti i limiti previsti dalla legge, ma non è nemmeno l’unico problema. Il PM10 si disperde nell’aria quando asfaltiamo una strada, a meno che l’amministrazione non valuti l’idea di usare asfalti eco-compatibili. Le stesse targhe alterne nel territorio di Ciampino, pur volendo, non produrranno alcun effetto se basta che il vento cambi per portare sulle nostre teste tutto il particolato proveniente del traffico delle grandi direttrici (Appia, Anagnina ecc.) o del Gra. Come la maggior parte dei problemi che investono la nostra città, anche l’inquinamento dovrebbe essere affrontato con una politica coordinata a livello extra-comunale. Ma anche qui, siamo sicuri che basti?
La posizione di Ciampino rende la nostra città la vittima sacrificale ideale di anni e anni di generale malgoverno della questione ambientale. Incastrata tra un aeroporto fuorilegge e la conturbazione viaria più trafficata a sud di Roma, Ciampino soffre più di altre realtà i danni perpetrati da una classe politica che non ha saputo fornire un’alternativa produttiva e di vita quotidiana in grado di preservare l’ambiente e la salute dei cittadini.
E allora, quello che possiamo fare noi oggi, come piccola città, è usare l’intelligenza. Quell’intelligenza che, prima di tutti, deve venire dall’impegno dei cittadini nelle buone pratiche quotidiane, unitamente all’intransigenza nei confronti di chi ci governa in materia di tutela ambientale. Chiedere, pretendere, che la nostra vita venga salvaguardata nelle scelte politiche e amministrative, alle quali tutti noi dobbiamo poter prendere parte. Pretendere che venga utilizzata a nostro favore la precisione della tecnologia e della scienza, che si intervenga chirurgicamente sulle singole sorgenti, in maniera razionale e non casuale. Tenere il pugno duro con le autorità aeroportuali affinché lo scalo Pastine torni entro i limiti di legge, chiedere di aprire tavoli con i comuni limitrofi, con Roma e con la Regione, perché Ciampino deve essere trattata come area a rischio, una zona rossa ambientale perenne, sulla quale vanno spese energie, risorse e attenzione politica a tutti i livelli.
Nonché, naturalmente, esigere una pianificazione ambientale strategica a livello comunale. Un piano di mobilità sostenibile reale, un nuovo e più adeguato piano del traffico, l’istituzione di percorsi di mobilità alternativa, regole ferree sul riscaldamento domestico, l’utilizzo di materiali urbanistici ed edilizi sostenibili, un controllo efficace del ciclo dei rifiuti (chi non fa, o fa male, la raccolta differenziata contribuisce ai roghi tossici nei campi nomadi, non dimentichiamolo), un impegno serio su più fronti per chiudere quegli stessi campi dove imperversa la malavita a discapito del benessere socio-sanitario delle popolazioni che vi abitano e di quelle limitrofe.
Ultimo, ma non in ordine di importanza, il verde pubblico: piantare alberi, creare percorsi verdi, incrementare il settore agricolo, istituire parchi e, per amor del cielo, smetterla di edificare quartieri! Ogni albero piantato significa nuovo ossigeno pulito mentre ogni nuova palazzina significa altre automobili, altre caldaie, altro PM10.
Nel frattempo ci teniamo il provvedimento emergenziale delle targhe alterne, nella speranza che qualche automobile in meno per strada (e qualche goccia di pioggia nei prossimi giorni) possano mettere una pezza momentanea a decenni di saccheggio del territorio, con conseguenze ormai evidenti sulla salute, sull’ambiente e sulla qualità della nostra vita.