La Folgarella merita rispetto
La parola Folgarella, a chi non abita a Ciampino, non evoca niente. Al contrario, per noi ciampinesi, questo è un luogo quasi emblematico. È quel quartiere che si protende verso Roma, stretto tra la ferrovia per Termini e il Fosso dell’acqua Mariana. Se sulla carta geografica Ciampino sembra una manina che indica la Capitale, la Folgarella è praticamente il dito. Antica borgata di vignaroli, periferia estrema, da sempre luogo di immigrazione, accoglienza, duro lavoro, frontiera per l’edilizia emergente.
La Folgarella è stata oggetto di un piano integrato che prevede l’ennesimo intervento edilizio a tutto guadagno di un privato: Il sistema neoliberista nei quartieri è prassi quotidiana. Oggi, oltre al danno la beffa, il quartiere viene privato del ristoro economico che gli spetterebbe, perché, tra Commissario prefettizio e nuova Giunta di centrodestra, nessuno sembra considerare la Folgarella degna di ricevere quei soldi per interventi pubblici. Gli attuali amministratori hanno deciso di dirottarli sul cantiere eterno del teatro, scandalo delle precedenti amministrazioni ed oggi gigantesco cacatoio per piccioni. Una buona notizia: ben venga il teatro, infrastruttura culturale fondamentale! Fermo restando che sulla futura gestione del teatro non si dice mai niente, sintomo che il vero cantiere potrebbe durare assai più della effettiva realizzazione strutturale.
Però i cittadini della Folgarella sono arrabbiati. Ovviamente il teatro gli piace, tutti riconoscono l’esigenza di una rinascita culturale nella nostra città e nessuno è felice di avere un’altra cattedrale nel deserto del centro urbano. Ma diamine, questa beffa può lasciarli delusi? Possono considerarsi derubati di un diritto? Gli potranno girare le scatole se domani avranno un’altra colata di cemento e nessun risarcimento in termini di pubblica utilità? La Sindaca ha detto che no, non si possono lamentare. Daniela Ballico ha dichiarato, e infine scritto nero su bianco, che la Folgarella non è mica Tor Bella Monaca! E sorvoliamo sul classismo snob di questa affermazione.
Vicini della Folgarella, il vostro quartiere è un gioiellino!! Parola di Prima Cittadina. Non è dunque vero che questo quartiere vive incastonato tra l’aeroporto, la stazione, il Raccordo e l’area industriale, con tutte le inevitabili conseguenze di inquinamento, traffico e rumore. Non è vero che la Folgarella vive in simbiosi col campo la Barbuta, essendo l’unico insediamento urbano che confina con la baraccopoli, con tutte le questioni ambientali e sociali che ciò comporta, vista la gestione disumana e ghettizzante di questi campi di apartheid. Non è vero che alla Folgarella manca drammaticamente l’illuminazione pubblica, con conseguenze anche sul piano della sicurezza. Non è vero che gli angoli più abbandonati di Ciampino stanno tutti qui, dal sottopasso ferroviario all’ecomostro della ASL. La Sindaca dice insomma che la Folgarella non può lamentarsi e spiega che una serie di miglioramenti per il quartiere sono arrivati grazie ai soldi di AdR. Il privato gestore dell’aeroporto che compra il silenzio delle istituzioni per continuare ad inquinare: il tutto giocato dentro il perimetro del lobbying tra Amministrazione e Aeroporti di Roma.
Eppure la Folgarella non è un deserto, anzi. La Sindaca accusa chi sottolinea i problemi del quartiere di fargli un cattivo servizio d’immagine. Ebbene, noi sosteniamo esattamente il contrario! La Folgarella, come tutti i quartieri con tanti problemi, è un luogo resistente, un quartiere con un senso di comunità così forte da aver mosso negli anni sentimenti di rivalsa vicinale e di autorganizzazione. Noi, che su questo territorio ci stiamo da tempo, ricordiamo le assemblee contro la cementificazione, ricordiamo lo sport popolare, ricordiamo le feste politiche che solo alcuni gruppi osavano fare quaggiù. Conosciamo le associazioni della Folgarella che organizzano le Befane per i bambini del quartiere e anche quelli del vicino campo rom; conosciamo i gruppi di commercianti che hanno saputo fare squadra e attirare clientela; conosciamo la combattività di molti membri ed ex-membri del Comitato di quartiere. Noi stessi abbiamo fatto decine di attività nel parchetto di via Pirzio Biroli con Dopòlis, dalla realizzazione di orti urbani itineranti all’organizzazione del primo Natale Popolare. La Folgarella non ha mai abbassato la testa e non si è mai fatta abbindolare dalle belle parole di questo o quel politico. I cittadini del quartiere hanno sempre saputo andare oltre i colori di partito per raggiungere obiettivi comuni.
I quartieri – di questo siamo fermamente convinti – sono il nucleo di base del cambiamento sociale. Nei quartieri avviene la solidarietà, nasce la reciproca conoscenza umana, si forma la coscienza popolare. Lo vediamo ogni giorno, lo tocchiamo con mano nelle nostre attività sociali. Fare discorsi astratti sull’immagine dei quartieri, non significa dar loro dignità. La dignità la chiediamo e ce la prendiamo da soli, costruendo giorno dopo giorno condizioni di vita migliori per le nostre famiglie, per i nostri figli e figlie, vicine e vicini di casa. Tutti facciamo il tifo per il Teatro Comunale, anche perché la nostra è una piccola città, il teatro sarebbe ad appena un chilometro e mezzo da via Reverberi, diciamo 20 minuti a piedi. Ma per andare a vedere uno spettacolo serale bisognerà prima attraversare strade totalmente buie, attraversamenti pedonali pericolosi come una roulette russa, sottopassi da film horror, marciapiedi dissestati o assenti.
Le cose si possono fare tutte, i soldi ci sono, come dimostrano territori assai più poveri del nostro. Quello che manca è la volontà politica, la libertà d’azione del pubblico, la sovranità del territorio di fronte allo strapotere delle lobby private.
Rispettate i quartieri.
I quartieri rispetteranno voi.
*questo articolo esce il 7 luglio, a sessanta anni dell’eccidio di Reggio Emilia, dove perserso la vita gli operai in sciopero Lauro Farioli, Afro Tondelli, Emilio Reverberi, Ovidio Franchi e Marino Serri. La toponomastica della Folgarella li ricorda tutti, e in particolare ad uno di loro è dedicata la via del tanto discusso piano integrato d’intervento. Ci piace pensare che la resistenza di questi martiri della Repubblica sia d’ispirazione alle lotte per il bene comune di ieri e di oggi *