Verso il Parco dei Casali: Il patrimonio non si vende, si difende!
Con l’approvazione all’unanimità in Consiglio regionale di una mozione che impegna la Regione Lazio ad istituire il Parco dei Casali e ad esercitare il diritto di prelazione (che renderebbe pubblica l’area anche se in parte già assegnata all’asta), si compie un passo avanti per il diritto del nostro territorio a usufruire del patrimonio, della terra, della storia e dei beni comuni che ci spettano. Si tratta di un passo importante, ma non ancora di quello decisivo. La strada da fare è tanta, i tempi sono stretti, e serve la partecipazione più ampia possibile dei cittadini e delle organizzazioni ad ogni livello, ora più che mai!
Per prima cosa, dobbiamo vigilare affinché le istituzioni regionali possano destinare le risorse economiche e mettere in moto i meccanismi previsti dalle legge italiana per esercitare la prelazione, al fine di garantire la tutela e la godibilità collettiva di questo bene. L’acquisizione pubblica dell’intera area della tenuta del Muro dei Francesi, in parte già di proprietà Comunale, è un’opportunità indispensabile per promuovere la piena fruibilità di questo nostro ricco patrimonio naturale, storico e culturale, da porre in continuità con il vicino Parco Regionale dell’Appia Antica, ma anche la possibilità di rilanciare un’economia sostenibile basata sulla cultura e sul paesaggio, in contrapposizione alla vecchia economia del cemento e della rendita fondiaria, che ha devastato e impoverito il nostro territorio.
La mozione votata in Regione, presentata dalla consigliera Marta Bonafoni e firmata da altri consiglieri di maggioranza e opposizione, trovando un’approvazione unanime e trasversale, va nella giusta direzione. Questo atto del Consiglio regionale da forza alle rivendicazioni cittadine e pone le basi per una seria sinergia di attori nel raggiungimento dell’obiettivo comune: il Parco dei Casali, pubblico, fruibile, sostenibile. Un patrimonio – dal 2015 tutelato dalla Soprintendenza nella sua interezza – che rappresenta un Bene Comune di valore inestimabile non solo per l’identità locale, ma per l’intera Città metropolitana di Roma Capitale e per il patrimonio collettivo di tutto il Lazio.
Archeologia romana, storia medievale, agricoltura, paesaggio, biodiversità, vivibilità, ossigeno: La tenuta del Muro dei Francesi è un polmone verde per la nostra città e un’eredità inestimabile per le generazioni future. Fu il luogo prescelto dal mecenate letterario Valerio Messalla per edificare la sua villa i cui resti sono venuti in superficie nel 2013 portando con sé scoperte archeologiche sensazionali, tra cui le statue dei Niobidi che decoravano la piscina della villa. E’ molto probabilmente il paesaggio che ha ispirato Ovidio per scrivere le sue Metamorfosi, opera poetica alla base della cultura letteraria europea. Ma è anche la casa di volpi, ricci, barbagianni, poiane, falchi, civette, solo per citare la fauna avvistata con piacere dai residenti circostanti; una fauna e una flora che meritano di essere osservate da occhi competenti per assicurarne la più attenta salvaguardia e protezione. E’ la terra dove tanti ciampinesi dei primi decenni del novecento andavano a raccogliere le olive come braccianti stagionali, dagli alberi secolari che ancora oggi puntellano l’area come maestosi custodi della storia.
Fu un’area venerata dagli antichi, bagnata da acque sacre agli dèi Latini, in particolare alla dea Ferentina, antichissima personificazione della Madre Terra, protettrice delle acque fluviali e della fertilità. Gli studiosi sostengono che il culto della dea Ferentina, in queste zone, si sia in seguito sovrapposto a quello della dea Diana Nemorensis. Non è dunque da escludere che la scelta di Messalla di far bagnare da queste nostre acque le statue dei Niobidi – i figli di Niobe uccisi proprio da Diana secondo il mito – non fosse un caso. Questo complesso sotterraneo di acque fu poi consacrato alla Vergine Maria in epoca cristiana, da papa Callisto II, dandogli il nome di “Acqua Mariana” da cui poi deriva il termine “marrana” per denominare tutti i fossi di Roma.
Queste acque furono poi incanalate dal cardinal Girolamo Colonna nel 1642 in un sistema di fontane che prese il nome delle Pantanelle, con lo scopo di fornire acqua per i “cipollari”, contadini poverissimi cui veniva data in gestione della terra in queste zone per la coltivazione delle cipolle, dei quali resta traccia ancora oggi nel nome del quartiere che ospita il Parco dei Casali. Infine questo terreno fu il teatro bellico dove le truppe francesi al soldo dell’Antipapa Clemente VII, accampate proprio qui in occasione della battaglia di Marino contro la Roma pontificia, nel 1379, furono sconfitte da Alberico da Barbiano: Un eroico capitano che organizzò i contadini locali, asfissiati dalle angherie, dalle violenze e dalle torture dei soldati francesi, formò una milizia di povera gente e sconfisse l’invasore. Episodio di cui ogni ciampinese di oggi, erede territoriale di quei contadini del trecento, dovrebbe sentirsi tutore. Tant’è che questo episodio da il nome alle Mura e alla strada che collega questa zona con il centro di Ciampino.
Vogliamo dunque davvero privarci di questo inestimabile tesoro storico, paesaggistico, culturale e naturale? Vogliamo lasciare all’abbandono e alla privatizzazione un luogo così importante per la nostra collettività, o ci impegneremo tutti insieme in questa lotta per il Bene Comune e per la tutela dell’identità del territorio? La proprietà pubblica, qualora il processo per la prelazione in Regione vada a buon fine, dovrà poi necessariamente vedere la sua applicazione secondo nuove forme di gestione collettiva, partecipata, in virtù dell’uso civico dei Beni Comuni. Sarà necessario fare un passo alla volta, ma avendo ben presente l’obiettivo finale di un Parco dei Casali pubblico, dietro una chiara idea di sviluppo alternativa al consumo di suolo, nella piena decisionalità e nel beneficio dei suoi legittimi custodi: i cittadini di Ciampino.